\paperw8895 \margr0\margl0 \plain \fs20 \sl240 \f1 \fs24 Base dellÆorganizzazione territoriale della Germania erano i cinque grandi ducati a base etnica, Sassonia, Baviera, Turin
gia, Svevia e Franconia, governati da stirpi ducali ereditarie. La monarchia invece, estintosi ormai il ramo orientale dei Carolingi, era tornata elettiva ed era nelle mani dei duchi: cos∞ alla morte di Arnolfo furono eletti re prima Corrado di Franconia
(911), poi Enrico di Sassonia (919). Enrico I ottenne grandi successi esterni, a ovest inglobando al regno lÆantica striscia centrale delle terre carolinge, la Lotaringia, strappata alla Francia, e vincendo a oriente gli slavi Vendi. I confini del regno
giunsero cos∞ a comprendere il Brandeburgo. La necessitα di difendersi dagli attacchi degli Slavi e degli Ungari spinse Enrico a promuovere la costruzione di una linea difensiva di castelli.\par
AllÆinterno, egli riusc∞ a sottomettere i duchi al potere
regio, costringendoli ad accettare la successione al trono del figlio Ottone I (936-73). La politica di questÆultimo fu diretta a contenere la minaccia degli Ungari, definitivamente allontanata con la grande vittoria sulla Lech (955), e a dare increment
o alla colonizzazione delle terre slave nellÆattuale Germania orientale. La sua politica espansionistica port≥ poi Ottone ad impadronirsi del regno italico, la cui corona egli assunse nel 951. Il re mise grande cura nel consolidare il suo potere nei conf
ronti dei ducati etnici, stroncando numerose rivolte ed assegnando i ducati stessi a membri della famiglia. Ottone si appoggi≥ in modo consistente alla struttura vescovile per creare un contrappeso alla potenza dellÆaristocrazia, conferendo ai vescovi po
teri secolari. Nelle terre slave la fondazione dellÆarcivescovado di Magdeburgo (968) rappresent≥ il fulcro attorno al quale ruotava una politica che univa conquista politico-militare e conversione al cristianesimo.\par
Nel 962, infine, Ottone fu incoro
nato imperatore; il suo impero si fondava su un asse italo-tedesco, che rappresenterα il nucleo del potere imperiale per tutto il Medioevo. I suoi successori ereditarono dunque una nuova politica di potenza. Ottone II (973-83) dovette peraltro subire num
erosi rovesci, sia nellÆItalia meridionale, sia da parte degli Slavi, la cui ribellione fece perdere ai Tedeschi il controllo del territorio tra lÆElba e lÆOder (983). Suo figlio Ottone III (983-1002), salito al trono giovanissimo, interpret≥ in maniera
molto elevata la carica imperiale, concependo il progetto di una \i renovatio imperi Romanorum\i0 , costruita su una stretta collaborazione con il papato. NellÆambito della sua idea imperiale si iscrivono anche i suoi rapporti con gli Slavi, segnati dall
a fondazione di altre sedi vescovili û in particolare lÆarcivescovato di Gniezno in Polonia û e dal conferimento del titolo di patrizio imperiale a Boleslao lÆIntrepido, duca di Polonia. Gli ambiziosi progetti di Ottone naufragarono per lÆopposizione int
erna tedesca û che vedeva gli interessi pi∙ strettamente germanici trascurati dalla politica ad ampio raggio del giovane sovrano û e per quella stessa dei Romani, che cacciarono Ottone dalla cittα. LÆimperatore mor∞ poco dopo, e lÆelezione di suo cugino
Enrico II (1002-24) rappresent≥ un momento di ripiegamento sui problemi tedeschi, anche se il sovrano non rinunci≥ a battersi per la corona imperiale e per il possesso del regno italico, sconfiggendo il pretendente indigeno Arduino dÆIvrea.\par
Alla mor
te di Enrico, con il passaggio del trono a Corrado II di Franconia (1024-39) ci fu uno spostamento dellÆasse politico tedesco verso le regioni renane, dove era la base della nuova dinastia salica. A rafforzare questo fenomeno ci fu lÆannessione û per via
ereditaria û del regno di Borgogna (1033). Nei confronti del regno dÆItalia, invece, Corrado si segnal≥ per i suoi tentativi di intervento nella pianura padana, dove la crescita del fenomeno cittadino cominciava a spiazzare il potere regio e imperiale.
La promulgazione dellÆ\i Edictum de beneficiis\i0 (1037), lÆatto pi∙ famoso di Corrado, riguard≥ infatti lÆItalia. LÆeditto, che sanzionava formalmente lÆereditarietα dei feudi minori, rappresentava al tempo stesso una risposta ai problemi della minore
feudalitα e un tentativo di mettere pace nel tumultuoso processo di formazione degli autonomi poteri delle collettivitα di \i cives\i0 in area padana. Maggiore respiro ebbe lÆazione politica di Enrico III (1039-56), un sovrano conquistato ai nuovi ideal
i riformatori ecclesiastici, che con il sinodo di Sutri (1046) depose i tre papi espressione della nobiltα romana imponendo il suo candidato, Clemente II, che lo incoron≥ imperatore nel 1047. LÆidea della suprema potestα imperiale trov≥ applicazione anch
e nei rapporti con gli stati a oriente dellÆimpero: Polonia, Boemia e Ungheria furono in vario modo sottomesse allÆautoritα imperiale tedesca. Ma nonostante il suo prestigio, Enrico si trov≥ di fronte ad una vasta rivolta guidata dalla nobiltα feudale te
desca nei territori occidentali dellÆimpero negli anni 1047-49.\par
Alla morte dellÆimperatore, la minoritα di Enrico IV (1056-1106) intervenne in un momento delicato per lÆautoritα centrale tedesca. AllorchΘ il sovrano assunse personalmente il potere (
1066), infatti, la forza della grande feudalitα era ulteriormente aumentata. Ad essa si affiancava la realtα nuova rappresentata dalle forze cittadine, che, in primo luogo nella regione renana, si andavano organizzando a comune, contestando lÆautoritα de
i vescovi e dei feudatari laici. Vittoriosa, tra 11░ e 12░ secolo, in ambito strettamente urbano, la forza dei comuni û che erano in mano ai ceti mercantili û non riusc∞ tuttavia ad imporsi sul territorio circostante alle cittα, che rimase controllato da
lla grande feudalitα. LÆazione di Enrico, che si appoggi≥ proprio alle cittα e alla piccola feudalitα, trov≥ unÆopposizione aperta in Sassonia, dove lÆaristocrazia si opponeva in particolare allÆampliamento dei beni di proprietα diretta della corona. La
vittoria militare contro i ribelli sassoni, a Homburg sullÆUnstrut, giunse nello stesso anno in cui scoppi≥ il conflitto con il papa Gregorio VII sul problema delle investiture ecclesiastiche (1075). LÆanno successivo, a Worms, Enrico e i vescovi tedesch
i deposero Gregorio, ma il papa a sua volta depose e scomunic≥ il re. La precaria riconciliazione di Canossa (1077) fu subito incrinata dai principi tedeschi, che non accettarono la reintegrazione del sovrano nella sua carica e gli opposero un anti-re, i
l duca Rodolfo di Svevia. Questi fu sconfitto e ucciso da Enrico a Hohenm÷lsen (1080), ma la crisi con la Chiesa continu≥, ed Enrico fu di nuovo scomunicato.\par
Se dal punto di vista politico lÆopposizione del papato significava un indebolimento dellÆa
utoritα imperiale tedesca sullÆItalia, la natura ideologico-religiosa del conflitto era ben pi∙ grave, perchΘ indeboliva sia le basi concrete del potere centrale nelle terre tedesche, che si reggeva sul controllo assoluto della gerarchia ecclesiastica (q
uel controllo che i riformatori rivendicavano invece allÆautoritα pontificia), sia le sue basi ideologiche, affievolendo la natura sacrale del potere imperiale. Nei suoi ultimi anni, Enrico dovette fare fronte alle ribellioni dei figli, Corrado ed Enrico
; nel 1106 fu costretto ad abdicare e mor∞ a Liegi. Gli successe Enrico V (1106-25), che, eletto imperatore con lÆappoggio di papa Pasquale II, riprese ben presto la politica del padre in materia di investiture ecclesiastiche. Per due volte Enrico scese
in Italia per piegare Pasquale II alla sua volontα (nel 1111 lo costrinse anche a incoronarlo imperatore), finchΘ nel 1122 si giunse alla soluzione di compromesso rappresentata dal concordato di Worms, che pose fine al conflitto tra \i regnum\i0 e \i sa
cerdotium\i0 distinguendo, nelle elezioni dei vescovi, lÆinvestitura temporale (che rimase prerogativa dellÆimperatore) da quella spirituale (che spettava invece al papa).